
Villa San Biagio
Meta ideale per famiglie e gruppi.
Cenni Storici
Villa San Biagio prende il suo nome dal santo a cui a stata dedicata la Chiesa costruita intorno al 1380 da una certa “madonna Isa”. Da un “istrumento” redatto dal notaio fanese Ser Argentino di Vanni Domenico in data 14 ottobre 1399 – e che ora si trova conservato nell’archivio di San Onofrio in Roma – risulta che “madonna Isa”, figlia di Mondolfo fece costruire su questo colle, chiamato allora “del bosco” o “della selva” o anche “in Marano“, una chiesa dedicandola al martire e vescovo San Biagio, per onorare la memoria del defunto marito Biagio di Pietro – medico in Fano – che ne portava il nome.
Ella la lasciava poi – con delle precise condizioni – all’ospizio “Casa di Dio” il cui direttore ben presto l’affidò ai religiosi di San Francesco che vi vissero come dei veri e propri eremiti.
Dopo la morte dell’ultimo francescano, fra Giovanni Rigi da Bologna in data 17 giugno 1417, la Chiesa e l’eremo annesso furono concessi in proprietà al beato Pietro da Pisa il quale, ben presto, diede vita ad una nuova comunità di religiosi detti “Gerolomini” la cui regola si ispirava a san Girolamo. Come risulta dall’iscrizione posta sulla facciata della chiesa, nel 1485 questi religiosi restaurarono l’edificio sacro ed il cenobio rimanendo poi sul colle per oltre tre secoli e mezzo.
Dopo la battaglia di Lepanto (1571) fiorì una confraternita del santo rosario riconosciuta dal Procuratore e Vicario generale dei Padri Domenicani il 10 luglio 1610.
Dal 1700 al 1870 il tutto decadde in un lungo periodo di abbandono, passando di proprietà in proprietà – sette per l’esattezza – che ben poco si curarono del suo stato abitativo.

Il Grande Restauro
Avviato da poco il ventesimo secolo, la N.D. Adele Ricotti Contessa di Roventino dopo aver provveduto il 24 marzo 1918 all’acquisto dell’immobile da tempo in stato di pietosa rovina, il 3 agosto del 1919 diede inizio ad un suo radicale restauro nel caro ricordo dell’amato defunto marito, il N.H. Conte Mariano Saladino Saladini proprio come fece a suo tempo, “madonna Isa” nel XIV° secolo.
Detti lavori di restauro terminarono poi nel 1926.
Ricordata come una donna dal carattere forte e volitivo ma sensibile ed aperta ad ogni problema, curò con gusto l’intervento di ripristino della struttura nel suo insieme e, sotto la direzione del cav. Attilio Codovilli pose mano al recupero dell’edificio sacro in stile quattrocentesco.
Furono rimossi i quattro altari laterali di cui sono rimasti i sovrastanti quadri nel primo dei quali, sulla parete sinistra guardando l’altare, è raffigurato sant’Onofrio con il beato Pietro da Pisa e, nel secondo, la Madonna Assunta. Sulla parete di destra sono raffigurati, nel primo, san Girolamo e il beato Pietro da Pisa mentre, nel secondo, la Madonna del rosario con i santi Domenico da Guzman e santa Caterina da Siena.
Le sacre pietre degli altari demoliti e relative reliquie sono state infisse nei muri delle pareti.
Quello che campeggia sull’altare maggiore raffigura il patrono San Biagio e San Girolamo nell’atto di consegnare, per mezzo di un angelo, la regola dei monaci al Beato Pietro da Pisa.
Come la porta d’ingresso è arricchita da un ornamento che le gira tutt’intorno ed è sormontato da un bassorilievo raffigurante il martire san Biagio così anche gli otto finestroni: stretti ed alti, sono nobilitati da una cornice con fregio lavorato a scalpello. I vetri a rullo, su imitazione del vetro antico, sono legati insieme a piombo e danno riflessi suggestivi.

La Chiesa oggi
Chi oggi, dall’elegante portichetto a tre arcate rette da colonnine con capitello in viva pietra del Furlo, entra in chiesa rimane colpito per l’eleganza, l’austerità e la sobrietà del suo stile come pure degli oggetti ed ornamenti che la qualificano: rosone, soffitto a cassettoni, altare tutto lavorato in marmi pregiati, lampadari in ferro battuto, candelieri in bronzo, confessionale in legno massiccio di castagno, i due sarcofaghi dei nobili benefattori e, vicino alla porta d’ingresso, il sarcofago in travertino che racchiude il corpo del canonico Giovanni Baldini.
Retto da quattro colonne di più recente fattura è stato posto là in occasione del restauro voluto dalla contessa. Realizzato nel 1400 ha la caratteristica di presentare nel fianco lato parete della chiesa una finestrella dalla è possibile vedere ancor oggi i resti mortali del canonico del quale, sul davanti, l’epigrafe in un bel latino classico recita:
D(eo) IM(mortali)
IO(annes) – BALDINUS – CANONICUS PHAN(ensis) – VIR – O(mn)I
S(an)CTITATE – ET – RELIGIO(n)E – CLARUS – NE – CUI – MOLESTUS –
E(SS)ET – I(n) – SILVA – S(ibi) –SEP(ulcrum) – ELEG(it) – VIX(it) –
ANN(os) – LXXX – M(enses) – X – D(ies) XI – OBIIT – A – CRI(sti) –
SAL(ute) – MCCCCLXXXVI – K(alendis) – D(ecembris)
Che, tradotta, significa: A Dio Immortale, il canonico Giovanni Baldini, uomo pieno di ogni santità e religione, per non essere molesto ad alcuno, si scelse la propria sepoltura nella selva. Visse anni 80 – mesi 10 – giorni 11. Morì nel 1486 il primo dicembre dalla Redenzione di Cristo.
Accanto al sarcofago del canonico, un richiamo tutto particolare lo merita il piccolo ma pregevole gruppo in alabastro della “Pietà”, opera dei f.lli Tecchi di Fano, allogata in una nicchia della parete sinistra.
Accanto all’edificio sacro, nel così detto “castello”, la contessa ricavò poi la propria abitazione dal gusto nobile e decisamente signorile.

L’Opera Don Orione
Terminati i lavori di restauro il 14 Ottobre 1926, i frati di San Paterniano assicurarono la loro presenza per le funzioni religiose fino al 1944, allorché subentrarono alcuni Domenicani e dall’Agosto 1946 i Sacerdoti orionini dell’Istituto Don Gentili.
Dopo un breve periodo nel quale la villa ospitò dapprima i giovani religiosi orionini per il loro noviziato, anno specifico di formazione, si passò poi all’accoglienza come asilo di un gruppo di orfani provenienti da Modena e la loro assistenza fu affidata alle suore della stessa famiglia religiosa. Quando nel 1952 questa attività venne trasferita a Bellocchi, in villa prese il via l’attività di un piccolo seminario minore per dare vita al quale la contessa pregò sua nipote di lasciare libera l’ala del castello da lei occupata.
Quando ancora più tardi venne meno l’esigenza di avere i seminari minori, villa San Biagio si trasformò in casa di accoglienza così come si presenta oggi.






Personalità storiche legate a Villa San Biagio
Il Conte N.H. Mariano Saladino Saladini
Il conte Mariano Saladino Saladini nacque a Fano l’anno 1869 da nobile famiglia patrizia di Ascoli Piceno. Rimasto orfano di madre, effettuò gli studi prima nel nobile convitto di Mondragone, retto dai Gesuiti, e poi all’Istituto Massimo alle Terme in Roma. Conseguita la licenza liceale nel 1888, si iscrisse all’Universita in Giurisprudenza.
Amò la Chiesa ed il Papa sull’esempio del padre. Per conoscere l’animo suo sono sufficienti poche righe stralciate dal suo “diario”: nel 1890 scriveva: “0 Dio conservami sempre buono; fatemi morire mentre scrivo piuttosto che io debba allontanarmi dalla vostra santa legge e da quei principi che ho ricevuto a casa del mio ottimo papa e nel collegio”. Mori a Roma il 5 marzo 1917 a 47 anni di età.
La Contessa N.D. Adele Ricotti
La Contessa viene ricordata come una donna di carattere forte e volitivo. Sensibile ed aperta ad ogni problema aiutò tutte le realtà caritative della città avendo una speciale per gli orfanelli di Mons. Gentili godendo della scelta di far passare all’Opera religiosa di Don Orione l’orfanatrofio fondato anni prima dal pio sacerdote fanese primo collaboratore e successore di Monsignor Masetti.
Ebbe modo di conoscere personalmente, incontrandolo più di una volta, il santo tortonese resosi disponibile, su richiesta della curia vescovile della città di Fano, nel gestire quell’opera di carità che ormai da anni godeva di tanta stima e simpatia da parte di numerosi concittadini.
Ebbe diversi attestati di stima da parte di eminenti personalità religiose e civili. Il 18 maggio 1925 ricevette dal legato pontificio il Card. Maffi la Croce dell’ordine del santo Sepolcro con rispettivo diploma.
Ancora viva – nel 1958 – donò per i giovani poveri avviati al sacerdozio nella congregazione di Don Orione l’intera Villa, ritirandosi in un piccolo appartamento in città.
Mori novantenne, il 10 Dicembre 1960.
Il Cav. Attilio Codovilli
Iniziò, fin da ragazzo, a lavorare in una falegnameria per passare successivamente ad altre esperienze lavorative quali la meccanica e l’arte muraria nella quale diventò maestro. Fu anche apprezzato scrittore di una qualche commedia. Il 3 febbraio del 1925 venne decorato della Croce “pro ecclesia et pontifice” con diploma firmato dal Segretario si Stato, il Card. Gasparri
La sua onestà e laboriosità furono le qualità che la contessa apprezzò maggiormente in lui cosi che presto egli divenne l’unico fiduciario dei suoi beni, divenendo anche il suo autista personale.
In quanto privo di uno specifico titolo di studio, si avvalse della firma dell’ingegnere Claudio Claudi, quando nel 1919 fu chiamato dalla Contessa a provvedere al restauro di villa San Biagio. Ad un amico che si congratulava con lui per l’opera realizzata disse: “Quanto ho fatto e faccio lo devo al Signore che mi ha fornito di intelligenza e di buona volontà”.
San Luigi Orione
Nato a Pontecurone (AL) il 23 giugno 1872 trovò nell’ambiente familiare di povertà e di convinta religione gli stimoli più immediati e decisivi che gli seminarono in cuore i germi tenerissimi di una amorosa passione verso Dio e gli uomini, guida e luce della sua vita spesa nella più grande generosità del servizio e nel rispondere alle infinite richieste di aiuto un po’ in tutti gli ambiti del vivere umano.
Dalle vicende socio-religiose e politico-culturali degli anni in cui andava preparandosi al ministero sacerdotale egli trasse irrefrenabili stimoli ad agire prima per la salvezza dei fanciulli orfani abbandonati, privi di mezzi, impossibilitati quindi a sfruttare i loro personali talenti dell’intelligenza e gli slanci del cuore. Aprì poi, in un secondo tempo, istituzioni benefiche per i più poveri e tribolati nel fisico, ai provati dalla fame e dalla miseria.
La sua azione passò attraverso la scuola (e quella professionale in particolare), le colonie agricole, le case di carità e i Piccoli Cottolengo non dimenticando missioni e parrocchie.
La sua Opera religiosa dall’Italia, dov’era nata, si irradiò ben presto ben presto nel mondo portando dovunque aiuto, soccorso, educazione, sostegno.
Sofferente da tempo, è morto improvvisamente in una delle sue case di riposo a San Remo il 12 il 12 marzo 1940.
Prima di partire da Tortona, la sera dell’8 marzo, nel salutare i suoi religiosi dichiarò che: “Non è tra le palme che voglio morire ma tra i poveri che sono Gesù Cristo”
Il 16 maggio del 2004 papa san Giovanni Paolo II lo ha proclamato santo.

Il Conte N.H. Mariano Saladino Saladini

Don Orione incontra la Contessa Ricotti Saladini.

Una visita degli orfanelli a Villa San Biagio.

Villa San Biagio – Opera Don Orione
Meta ideale per famiglie e gruppi per un riposo integrale.